Per una Medicina Umana. Quale ruolo per la fenomenologia in ambito medico?

Per una Medicina Umana. Quale ruolo per la fenomenologia in ambito medico?

Nel podcast n.3 di ‘Scienza dell’esperienza‘, parliamo di psicologia, di umanizzazione delle cure sanitarie, di cambio di paradigma nell’ambito della salute e della sanità pubblica a partire dalla fenomenologia. Lo facciamo con il dott. Stefano Marchese, psicologo, educatore e psicoterapeuta, docente IPRA. Lavora nel campo della cronicità e della patologia organica, sostenitore di reti e della funzione pubblica dell’intervento psicologico, costruttore di possibilità, libero professionista.

Buon ascolto!

Per approfondire i contenuti del podcast “Per una Medicina Umana. Quale ruolo per la fenomenologia in ambito medico?”:


FONDAMENTI DI PSICOTERAPIA FENOMENOLOGICA

La sofferenza dei pazienti non è omologabile a un guasto da riparare. Non si tratta di ripristinare la funzionalità di un organismo ancora inteso – sulla base dell’ontologia antica che si declina variamente fino a Kant e a Fichte, e attraverso la loro influenza sulla fisiologia ottocentesca arriva alle neuroscienze – come quel che permane e dev’essere ogni volta compreso alla luce di una qualsivoglia teoria e di principi invarianti che si suppone reggano lo sviluppo di ciascuno. Ma è pensabile di collocarsi fuori da un simile paradigma? Il sé si può cogliere scientificamente, e curare, senza presupposti teorici vincolanti e modelli a priori? È quanto si prefigge la psicoterapia fenomenologica, di cui Giampiero Arciero, Guido Bondolfi e Viridiana Mazzola delineano qui i fondamenti, con un rigore epistemico e degli snodi metodici diversi da quelli delle scienze naturali. Se, in questa prospettiva, la psicologia diventa scienza dell’esperienza personale e del suo significato, l’accesso all’altro, alla sua assoluta singolarità, deve affidarsi anche alla subtilitas, la finezza di spirito raccomandata dagli ermeneuti. 
E mentre il dominio della cura si apre a convitati inusuali per le terapie della psiche, dai Padri del deserto a Heidegger, una concettualità rinnovata sgretola le paratie tra il senso e i fatti, i processi psichici e gli avvenimenti, sovvertendo la metafisica corrente dell’intersoggettività: la motilità della vita si attualizza già sempre in contesti di significatività, il corporeo si dilata oltre i confini della carne, perché partecipa alla relazione con l’altro prima di ogni mediazione empatica. L’affrancamento dalle psicoterapie scientifiche abituate a strappar via l’esperienza dalla vita ha oggi il nome di fenomenologia.

FONDAMENTI DI PSICOTERAPIA FENOMENOLOGICA
GIAMPIERO ARCIEROGUIDO BONDOLFIVIRIDIANA MAZZOLA

Tentiamo una preliminare definizione di ‘vita umana’: un movimento storico e identitario che caratterizza un soggetto che fa esperienza, un soggetto capace di ‘essere colpito’ dall’esperienza umana, esserne assoggettato, in modo tale da poter intervenire nella propria vita attraverso la realizzazione o meno di progetti tesi ad attuare se stesso, principalmente tramite il linguaggio che raccoglie la possibilità di ‘essere colpito’ e di progettarsi in un racconto.

LA PSICOLOGIA CLINICA COME SAPERE FONDAMENTALE PER (SAPER) VIVERE E (SAPER) MORIRE
STEFANO MARCHESE

Sempre dallo stesso articolo, il rapporto tra fenomenologia, psicologia e vita:

“Questa articolazione non viene tenuta in considerazione nel processo di monitoraggio dei parametri biologici che finiscono per essere considerati le uniche premesse per il mantenimento dello stato in vita: in realtà costituisce ciò senza cui una vita non può definirsi ‘umana’ e non esiste come tale.

Il concetto nasce dall’applicazione di un metodo fenomenologico denominato da Heidegger indicazione formale che prevede tre semi di senso o momenti dell’esplicitazione in fenomeno di un oggetto.

  1.  Il primo senso è quello del contenuto: un oggetto che si manifesta, che ci colpisce.
  2. Il secondo senso è quello del riferimento, la rete potenziale e differenziale dei rimandi a cui quell’oggetto è relato, compreso il modo in cui colpisce il soggetto di esperienza, l’orizzonte delle significatività
  3. Il terzo senso, quello dell’attuazione, è il modo concreto in cui si realizza nella storia quell’oggetto.

Per quanto riguarda l’indicazione di contenuto, l’oggetto ‘vita’, l’esser vivi, si impone come lo stato spontaneo di una qualsiasi persona ma non lo mettiamo a tema, non diciamo mai di tizio che è vivo, questo dato viene premesso: è un evidenza. Diverso è se andiamo al funerale di tizio, il suo stato ci colpisce come mancanza di vita connotando questa mancanza come condizione biologica. Difatti, se pensiamo ad una persona in vita, pensiamo ad una persona i cui processi biologici sono funzionanti, supponiamo qualcosa su cui in genere in prima battuta non riflettiamo esplicitamente. Ma si è visto dall’indicazione suggerita che non è questa una definizione ‘umana’ della vita.

Attraverso il secondo senso, quello di riferimento, possiamo ricollocare la vita dentro un quadro articolato secondo un modo di incontrare questa vita specifica che mi colpisce, più evidente nella sua mancanza che nella sua presenza.

Attraverso il terzo senso, quello dell’attuazione, è possibile osservare cosa fa una vita nella propria esistenza, nella propria storia che è a sua volta dentro una struttura storica più generale, ovvero l’articolazione delle possibilità d’essere che una determinata epoca offre al soggetto dell’esperienza.

Per una lettura ‘clinica’ di questi momenti dell’esperienza, di seguito verranno presentate alcune ipotesi riguardo ai Servizi che hanno l’obiettivo di tutelare e ristabilire la salute a partire dal tutelare e ristabilire la vita, passando da un modo ‘pre-umano’  ad un modo ‘umano’.

Innanzitutto va data una cornice ‘fenomenologica’ (in questa sede usata come sinonimo di  ‘umana’ nei termini simili a quelli usati per definire la vita) all’oggetto ‘farmaco’ che, a livello preliminare, è un oggetto che ha ricadute biologiche sul corpo in vita. In termini ‘umani’, invece, il farmaco è il tempo sottratto al meccanismo patogeno, che consente al soggetto di ristabilirsi dentro il contesto dei suoi abituali incontri significativi con l’esperienza.

Un qualsiasi farmaco salvavita mette facilmente in evidenza questa correlazione, non a caso, perché si situa al limite con la dimensione in cui la vita appare come oggetto preliminare: il rapporto con la morte. Come nell’esempio di Tizio che, se lo incontriamo per strada, non mettiamo a tema che lui sia vivo ma se dovessimo malauguratamente recarci al suo funerale ci troveremmo a rimpiangerne la vita. Così il farmaco è il primo intervento, chimica che agisce sul tempo vissuto dal soggetto che  fa  esperienza. In termini ‘umani’ il suo compito, evidentemente, non ha a che vedere con il dato biologico ma con cosa quel farmaco consente di fare.

A partire dal farmaco, inteso come elemento ‘pre-umano’, si sono strutturati tutti i Servizi riguardanti la salute, basti pensare ai Centri di Salute Mentale ma anche ai Centri di Diabetologia territoriale, agli Ambulatori di cardiologia, nefrologia, oncologia e via dicendo. Sono tutti luoghi che hanno una molecola o un insieme di molecole che li definiscono, in cui l’umanizzazione delle cure è ridotta alle presenza di uno psicologo, qualora ci sia, a presidiare il versante ‘psicosociale’ del paradigma biopsicosociale.  A quel livello, però, la cura potrebbe esaurirsi già a livello ‘bio’ perché ad essere insignito del merito guaritivo è la molecola, che non ha in sé nessuna peculiarità umana e, quindi, prerogativa curativa

A ben vedere, quindi, i Servizi di cura, ma forse anche i dispositivi (su cui però bisogna fare un discorso più ampio), sono tutti generati da oggetti pre-umani ovvero pre-fenomenici.

A partire dalla differenza ontologica che, per Heidegger, installa una irriducibilità del mondo umano, una discontinuità estrema tra l’umano e l’animale e l’ambiente, abbiamo la possibilità di reinserire la cura della salute in un discorso ‘umano’.

In questo la psicologia clinica offre una dimensione potenzialmente evolutiva per la medicina: è l’unica disciplina clinica che può ricondurre la medicina (non le tecnologie mediche) in una dimensione umana.”

Leggi l’articolo

Per chi non conoscesse la fenomenologia, e in particolar modo, la fenomenologia di Martin Heidegger, può cliccare qui, per leggere una prima definizione, e qui per approfondire la tematica in ambito clinico.

Vi proponiamo, inoltre, questo video, tra l’altro divertente, del professor Ennio Guglielmetto.

La fenomenologia di Martin Heidegger for dummies:

Please follow and like us:
Pin Share