LA SOLITUDINE DEL CITTADINO GLOBALE DI ZYGMUNT BAUMAN

LA SOLITUDINE DEL CITTADINO GLOBALE DI ZYGMUNT BAUMAN

Scrivere una recensione non è facile. Soprattutto su un libro come questo: ampio, illuminante, complesso. Allora è più facile offrire piccoli assaggi. Rubare uno o due momenti, per capire l’effetto che fa. La solitudine del cittadino globale è un libro ambizioso che mira a spiegare perchè le cose vanno come vanno. Un libro che può cambiare lo sguardo e le reazioni che abbiamo quando leggiamo un giornale o guardiamo la tv. Un libro che porta una particolare forma di conoscenza, facendo vedere i nostri guai da una prospettiva nuova, con una consapevolezza diversa. Una conoscenza che può indurre ad agire o ad abbattersi, questo dipende dal lettore.

Bauman afferma che la conoscenza contenuta in questo libro può essere utilizzata in modo ‘cinico’ o in modo ‘clinico’. In altre parole, può farti fare carriera o, al contrario, offrirti un’analisi dettagliata delle ragioni che determinano i principali problemi di cui soffre la nostra società, una sorta di diagnosi accurata del nostro stato di salute. Offre una conoscenza e una consapevolezza che pone il lettore di fronte ad una possibile scelta etica.

Viene analizzata la solitudine del cittadino globale, sempre piè precario e insicuro, incapace di cercare o trovare una soluzione, perso e sbigottito di fronte a forze e dinamiche fuori dalla sua portata. Viene analizzata l’impotenza della cittadinanza e la paralisi della politica. Viene approfondito il rapporto tra libertà individuale e benessere collettivo e i meccanismi che ci portano ad essere sempre più spettatori alienati di uno stato di cose che non possiamo cambiare.

Buona lettura.

é possibile che un’aumento della libertà individuale coincida con l’aumento dell’impotenza collettiva in quanto i ponti tra vita pubblica e privata sono stati abbattuti o non sono mai stati costruiti; oppure, per dirla diversamente, in quanto non esiste un modo semplice e ovvio di tradurre le preoccupazioni private in questioni pubbliche e, inversamente, di identificare e mettere in luce le questioni pubbliche nei problemi privati.

La socialità, per così dire, è incerta, alla vana ricerca di un punto fermo cui appigliarsi, un traguardo visibile a tutti su cui convergere, compagni con cui serrare le file. C’è n’è molta tutta intorno: caotica, confusa, sfocata. Priva di sfoghi regolari, la nostra socialità viene tendenzialmente scaricata in esplosioni sporadiche e spettacolari, dalla vita breve, come tutte le esplosioni. […] Il guaio di tutte queste occasioni è che si consumano rapidamente: una volta tornati alle nostre faccende quotidiane, tutto riprende a funzionare come prima, come se nulla fosse successo.”

L’opportunità di mutare questa condizione dipende dall’agorà: lo spazio ne privato nè pubblico, ma più esattamente privato e pubblico al tempo stesso. Lo spazio in cui i significati si connettono in modo significativo..

L’agorà è l’unico spazio in grado trasformare le sofferenze individuali in questioni pubbliche rilevanti, perché favorendo un processo di appartenenza da parte dell’individuo del tessuto sociale in cui è inserito, consente un particolare processo di appropriazione delle condizioni esistenziali comuni e collettive in cui si generano le sofferenze e le emergenze di una singola esistenza, non lasciata sola nell’affrontare e riflettere sul proprio infausto destino.

Tratto da “La solitudine del cittadino globale di Zygmunt Bauman”, (1999), Edizione Feltrinelli

 

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