Nell’ultima puntata di Accesso totale, abbiamo intervistato Massimo Cavallin e Flavio Favale, che ci parlano del rugby integrato. Buon ascolto.
Massimo Cavallin di Treviso è educatore professionale in Comunità Terapeutica (Casa Sentieri, Coop. Il Girasole) e ideatore delle Zebre Gialle dal 2016, squadra di rugby integrato con il metodo “touch”. Flavio Favale di Roma è ideatore della squadra di rugby integrato degli ImplaccAbili dal 2018 presso l’Unione Rugby Capitolina. Le loro storie, come quelle di molti altri s’intrecciano all’interno di uno sport speciale e non sempre conosciuto nel nostro paese. Favale ricorda come i valori del Rugby siano particolarmente adatti a promuovere inclusione e integrazione.
Il sostegno, l’aiuto, la differenza di ruoli, attraverso il contatto, caratterizzano l’esperienza di gioco come un luogo di sperimentazione delle interazioni e della comunicazione tra le persone.
Colpisce come in un’epoca del distacco (fisico, sociale), certe metodologie sportive, certe regole di gioco, ci ricordino quanto sia necessario saper comunicare per costruire le azioni verso un obiettivo comune. Cavallin ha riconosciuto nel Rugby la possibilità di promuovere opportunità di riabilitazione attraverso lo sport e ha fatto qualcosa che va oltre il lavoro di Comunità Terapeutica. Creando un’ASD dove le persone con diversi bisogni e fragilità hanno potuto affermare le proprie intenzioni e posizioni, i propri sogni e desideri, decidendo e appartenendo. Il movimento di Cavallin e Favale è riunito in una grande Rete Nazionale di Rugby Integrato, dove diverse squadre nelle città hanno aderito, tramite un protocollo di intesa, alla mission specifica dello sport integrato. Sia che si usi il metodo “touch”, “tag”, il regolamento old, lo scopo del Rugby Integrato è non escludere. Se a un placcaggio si può sostituire un “abbraccio”, anche chi può sperimentare difficoltà nel contatto, ha modo di abituarsi gradualmente all’esperienza. Anche la presenza dei Facilitatori consente, come spiega Favale dell’Unione Rugby Capitolina, di far crescere le persone nell’esperienza sportiva invitando il giocatore a livellarsi, non secondo un criterio di “abbassamento del livello”, ma di sintonizzazione e orientamento all’ascolto dell’altro.
“Una partita per capirsi” dice Favale, dove poter gradualmente accettare che ci si possa far male, che esistono dei rischi da considerare. Cavallin nella sua esperienza di operatore in salute mentale ricorda come lo sport del Rugby (e in generale) migliori il lavoro su specifiche problematiche esponendo la persona a paure e limiti. La partita, lo spogliatoio e il “Terzo Tempo” diventano un modello di vita, una strada da percorrere per alcuni, prima assolutamente impensabile. Questa esperienza non è solo formativa per l’atleta. Favale segnala come nella lunga esperienza della Rugby Capitolina (da 15 anni attivi in progetti anche in collaborazione con AIPD Associazione Italiana Persone con sindrome Down) l’inclusione sia un’esperienza per tutti. Il tecnico allenatore che sperimenta lo sport integrato migliora la sua competenza comunicativa e la sua capacità di relazione, integrando il piano tecnico e offrendo quindi un servizio di qualità. Il modello dell’apprendere in un contesto cooperativo ricorda che è possibile imparare dai diversi ruoli e posizioni ricoperte e che ognuno può fornire un suo contributo alla crescita. Favale segnala, infatti, le esperienze di Team Bulding rivolto alle aziende realizzato proprio con la Squadra di Rugby Integrato.
Lo scopo delle Rete Nazionale Rugby Integrato è procedere verso un sistema dove le società sportive diventino “naturalmente” promotrici di squadre di sport integrato come uno dei possibili servizi esistenti. La squadra di sport integrato quindi non come un luogo altro rispetto alle squadre di categorie, ma come una possibile esperienza aperta a tutti e tutte. Questo modello sembra particolarmente sostenuto dalla F.I.R. (Federazione Italiana Rugby) che ha riconosciuto ufficialmente la posizione di “atleta di Rugby Integrato”. Il futuro è quindi andare verso la realizzazione di un Campionato Nazionale che possa racchiudere esperienze rappresentative del senso dello sport come mezzo d’inclusione, integrazione e quindi di appartenenza sociale.
La Redazione di Accesso Totale – Radio32.net, Daniele Lauri, Roberto dell’Aquila, Massimo Scarabattoli, Alessandro Napoli, Cristiano Bocci, Filippo M. Jacoponi sostiene attivamente le buone pratiche esistenti del Rugby Integrato offrendo la disponibilità a un dialogo aperto e alla collaborazione futura di questo importante progetto.
(A cura di Filippo M. Jacoponi)
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