“Guerra alla droga: vincitori e vinti”. Intervista a Claudio Cippitelli

“Guerra alla droga: vincitori e vinti”. Intervista a Claudio Cippitelli

 

Claudio Cippitelli, sociologo, è socio fondatore e presidente del Coordinamento Nazionale Nuove Droghe (CNND), consigliere nazionale e responsabile politiche giovanili del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), socio fondatore dell’Associazione Parsec di Roma.

Si occupa di ricerca ed intervento nel campo delle politiche giovanili, dei nuovi fenomeni di consumo di sostanze psicotrope, dei nuovi contesti del loisir notturno.

Attualmente coordina il progetto Nautilus, attività di prevenzione e riduzione dei rischi nei Rave e nelle altre situazioni di aggregazione giovanile notturne e segue, con funzioni di supervisione e formazione, progetti di prevenzione in Umbria, Toscana, Lazio e Puglia.

Ha pubblicato, tra l’altro, “Giovani e Nuove Droghe: 6 città a confronto”, a cura di Fabrizia Bragozzi e Claudio Cippitelli, Franco Angeli, Milano, 2003.

È autore di articoli e saggi su giovani e nuove tendenze giovanili sulle riviste di settore “Fuoriluogo” e “Animazione Sociale”.

 

Approfondimento:

Carcere e tossicodipendenza: il proibizionismo ha fallito?

 

Attualmente sono 52.846 i detenuti nelle carceri italiane. Di questi, dagli ultimi dati disponibili, i detenuti in carcere per reati di droga sono 18.312, di cui 6.355 stranieri (Fonte: West). Della relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze in Italia presentata dal Dipartimento delle politiche antidroga della presidenza del Consiglio nel 2015, si stima che solo nel 2012 lo Stato ha speso ben 2,5 miliardi di euro per il contrasto e la repressione del fenomeno. Di questo budget, ben 1,19 miliardi sono spesi per i detenuti per droga: un detenuto su tre, infatti entra in carcere per la violazione dell’articolo 73 del Dpr 309/1990, il Testo Unico sulla droga (Fonte: sanità24).

Se si considera che, in generale, i tassi di recidiva per questo tipo di reati sono estremamente elevati rispetto a chi accede a misure alternative, smentendo l’idea che il carcere sia un deterrente per i consumatori di stupefacenti, diviene legittimo dubitare che questi soldi vengano spesi bene. Punire, invece che curare, assistere e supportare ha un costo sociale ed economico enorme. E se tale budget venisse speso per implementare percorsi di reinserimento sociale e lavorativo? Se si puntasse sulle persone e sulla loro spinta individuale a volerne uscire invece di alimentare con la pena un circolo vizioso che vede proprio nella droga l’unico modo di evadere da una vita senza sbocchi? Tuttavia i servizi sanitari preposti alla cura e all’assistenza delle persone con queste problematiche sono quantitativamente insufficienti ad affrontare e gestire un fenomeno di tale portata: una relazione al Parlamento del 2011 indica in 176.430 i tossicodipendenti in trattamento presso i Sert e stima che le persone che avrebbero avuto la necessità di essere curate siano state invece ben 338.425. Se tutti si fossero rivolti ai Servizi, il sistema sarebbe collassato. In una situazione del genere 1,19 miliardi potrebbero essere utili per aumentare la qualità e l’intensità di interventi realmente efficaci. Anche perché i tossicodipendenti presentano problemi complessi. Problemi che difficilmente possono essere ridotti ad una questione sanitaria. Problemi spesso correlati a stati di marginalità socialedisoccupazionebisogni abitativi negati, che richiedono risposte su più livelli e un ripensamento radicale delle politiche in grado di affrontare e risolverli, riducendo il costo umano ed economico che tale fenomeno ha sulla collettività.

E la pensa così anche la London School of Economics che in un rapporto pubblicato l’anno scorso (febbraio 2016), firmato per ora da ben 5 premi Nobel, critica senza mezze misure le politiche proibizioniste della comunità internazionale ed il loro costo socio-economico terribile, denunciandone il fallimento e promuovendo una riflessione sulle possibili strategie alternative.

 

Podcast tratto da:

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