Intervistiamo Carmelo Comisi, organizzatore del Disability Day e fondatore di Disability Pride.
MANIFESTO DISABILITY PRIDE ITALIA 2018
Attraverso i suoi 50 articoli la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità indica la strada che gli Stati devono percorrere per garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità. Ma, poiché le persone con disabilità sono da sempre considerate un mondo a parte rispetto al resto della società, non è certo sufficiente approvare un codice di leggi affinché questa ormai sedimentata situazione cambi, ma è necessario intraprendere un percorso che sia insieme Istituzionale e Culturale.
Per promuovere questo cambiamento nasce il Disability Pride, che si propone di portare la disabilità nella sua interezza e complessità tra la gente comune, rivendicando con orgoglio il diritto di essere cittadini tra i cittadini, ovvero “sostanzialmente” persone che chiedono di avere le stesse opportunità degli altri.
L’iniziativa del Disability Pride si è svolta negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Italia, ma è auspicabile che col tempo ci sia l’adesione di altri Paesi.
Ogni nazione decide di agire come meglio crede per raggiungere l’obbiettivo, fermo restando l’appuntamento annuale che si tiene in concomitanza temporale. Questo appuntamento, che avviene nel mese di luglio, in Italia rappresenta attualmente un’importante iniziativa fra quelle adottate nel corso dell’anno in favore dell’integrazione, per celebrare questo impegno e per portarlo a conoscenza del “grande pubblico”.
Bisogna ricordare che il testo della Convenzione viene adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite alla fine del 2006, l’Italia la sottoscrive nei primi mesi del 2007 e, dopo l’effettiva entrata in vigore presso l’ONU nel maggio 2008, il Parlamento italiano, con la legge n° 18 del febbraio 2009, determina l’impegno ad adeguare la sua legislazione ai principi della Convenzione.
Ciononostante poco o niente è cambiato nel nostro Paese: le barriere architettoniche e senso-percettive sono imperanti nelle nostre città, l’assistenza per avere una vita autonoma è spesso carente quando non è inesistente, troppo esigua è la percentuale delle persone con disabilità impiegate nel mondo del lavoro, irrilevante il numero di quelle coinvolte nelle compagini politico-amministrative.
Insomma, risulta evidente che gli impegni assunti nella redazione di tutte le leggi a favore delle persone con disabilità, sia prima che dopo la Convenzione Onu, non vengono di fatto attuati.
Perciò anche quest’anno, col sostegno di molte importanti realtà della società civile, ci si prepara per la nuova edizione del Disability Pride Italia.